After earning the privilege of taking off our shoes and breathing in the rich, divine smell of our socks, he moves to the next level: slowly taking them off, one at a time, with devotion and respect. He doesn’t even need an order: he immediately begins licking. Every inch of our sweaty feet is cleaned by his tongue—between our toes, under our soles, around our heels. While he works on his “honor,” we relax, chat and laugh among ourselves, as if he weren’t even there. When he’s done—when our feet are shiny and his usefulness is over—we don’t even look at him. “Get the fuck out,” I say in a bored tone. And he crawls away in silence, humiliated❌❌❌❌❌❌❌❌❌❌❌ ❌❌❌❌Dopo aver guadagnato il privilegio di toglierci le scarpe e respirare l’odore intenso e divino delle nostre calze, passa al livello successivo: sfilarcele lentamente, una alla volta, con devozione e rispetto. Non serve nemmeno un ordine: inizia subito a leccare. Ogni centimetro dei nostri piedi sudati viene ripulito dalla sua lingua—tra le dita, sotto le piante, intorno ai talloni. Mentre si dedica al suo “onore”, noi ci rilassiamo, chiacchieriamo e ridiamo tra di noi, come se lui non fosse nemmeno presente. Quando ha finito—quando i nostri piedi sono lucidi e la sua utilità è esaurita—non lo degniamo nemmeno di uno sguardo. “Fuori dai coglioni,” dico con tono annoiato. E lui striscia via in silenzio, umiliato
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